Al Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, Palazzo Chigi, Roma.
Sig. Presidente,
Gaeta, città antica e dalle grandi tradizioni storiche, ha rappresentato per secoli una posizione strategico militare di importante rilievo, tanto è vero che tutt’oggi sono presenti sul territorio diverse caserme ed ex officine militari. Nonostante ciò, dal dopoguerra ad oggi diversi siti sono stati dismessi e completamente abbandonati da parte delle autorità militari.
All’incuria del tempo si sono aggiunti gli atti sconsiderati da parte di coloro che hanno ulteriormente saccheggiato e deturpato il patrimonio storico ,presente in quelle proprietà demaniali, le quali interdette per molto tempo alla collettività, non hanno potuto ricevere quella cura e quella attenzione che le avrebbe potuto preservare e salvaguardare dalla rovina.
Gaeta, oggi città a forte vocazione turistica, necessita di spazi vitali per l’espansione di attività produttive e per la realizzazione di nuove e più moderne strutture ricettive, attende di ricevere dallo Stato tutti questi beni, ora di proprietà del Demanio Civile. Potrebbero rappresentare una spinta propulsiva all’economia del basso Lazio.
Pertanto, chiediamo che vengano assegnate alla città di Gaeta tutte quelle proprietà demaniali ormai in stato di decadenza e di abbandono che il Ministero della Difesa ha lasciato senza destinazione da diversi decenni. I beni demaniali di Gaeta sono moltissimi, alcuni, ancora oggi nelle mani di Enti militari come la Marina Militare che ospita la Base Nato e la nave ammiraglia della Sesta Flotta nel Mediterraneo; come il deposito combustibili che serve alle attività della Marina Militare, come la Scuola Nautica della GDF che occupa il Castello Aragonese, sede della Caserma Mazzini, la caserma Cavour e la Caserma Bausan sita nei pressi di Punta Stendardo, sull’ultimo bastione borbonico della città; come la sede della Capitaneria di Porto di Gaeta.
I beni più importanti, oltre ai bastioni del Fronte di terra in parte ristrutturati in questi ultimi anni, sono:
1) Caserma S. Angelo Basso.
2) Chiesa di San Michele Arcangelo
3) Vecchia tipografia.
4) Forte Emilio Savio.
5) Casa Tosti.
6) Cortile retrostante Casa Tosti.
7) Torrione francese.
8) Caserma Cialdini.
9) Ex caserma “V. Emanuele II (annessa chiesa di S. Domenico)
10) Casina rossa dell’ex villa Reale-villa della caserma S.Angelo
11) Gran Guardia borbonica
12) Caserma Gattola.
Nella maggior parte, si tratta di proprietà che vennero requisite dallo Stato Piemontese all’indomani della presa di Gaeta, nel febbraio del 1861e di conseguenza con la costruzione dello stato unitario, rientrarono sotto la giurisdizione del Ministero della Guerra. Da ricordare che il Regno delle Due Sicilie era uno stato pacifico e prospero, dove la disoccupazione non esisteva e da dove nessuno era mai emigrato. Fu attaccato da casa Savoia, senza dichiarazione di Guerra, perciò quei beni appartengono alla città, come tutti i beni demaniali del Sud.
Da allora in poi, quello che era patrimonio della città di Gaeta, divenne un peso ed un aggravio per l’intera cittadina tirrenica che ha dovuto assistere alla sua requisizione, ed infine, alla trasformazione di alcuni di essi in carcere militare (come la caserma Sant’Angelo e il castello Angioino). Il detto “Ti mando a Gaeta” è stato per oltre un secolo, sinonimo di carcerazione inumana dando alla città la nomea di luogo tenebroso.
Tra i beni demaniali menzionati vi sono numerosi monumenti risalenti al medioevo come la caserma Sant’Angelo ( due ettari di fabbricato) e l’annessa chiesa di San Michele, con un pavimento in marmo policromo, appartenenti ad un unico complesso monastico che fu soppresso nel 1788 e destinato a scuola per sottufficiali dell’esercito borbonico. Conquistata Gaeta, i piemontesi lo adibirono a carcere inumano e terribile. All’interno vi fu costruita anche una tipografia militare. Oggi tutto è in abbandono, compresa la tipografia, e la falegnameria.
Della stessa categoria fanno parte “Casa Tosti” e il “ cortile retrostante” beni che appartenevano ad una famiglia nobile della città poi passati al comune e successivamente anch’essi incamerati dal demanio militare. Tuttora versano in uno stato di completo deterioramento. Tra l’altro, anche la Casina della “Villa Reale” così come la villa della Caserma Sant’Angelo erano beni donati dalla monarchia borbonica alla città e costituirono , per breve tempo, “una pubblica Villa per comodo e diletto degli abitanti di Gaeta”.
A seguire l’edificio della “Gran Guardia” costruito nel 1786 dall’Arch. Ferrari, ed adibito dopo l’unificazione nazionale, fino alla metà degli anni ottanta del 900 a “Circolo Ufficiali dell’Esercito”, nel centro della città antica, oggi in completo abbandono. Nello specifico, la restante parte dei beni demaniali in questione, pensati e realizzati esclusivamente come opere militari di difesa, ed in particolare il “Torrione francese”, la Caserma “Cialdini”, la Caserma “Gattola” ed il “Forte Emilio Savio”.
In riferimento a quanto espresso, l’amministrazione Raimondi, stabilì una progettualità in relazione alle esigenze di ogni singolo bene ed in stretta connessione con quelle della città.
Tuttavia, dal momento che per il recupero e la sistemazione di gran parte dei suddetti beni ,l’Amministrazione Comunale si troverebbe a dover far fronte alla necessità di trovare i fondi attraverso non solo i canali istituzionali, ossia gli Enti Centrali e Locali dello Stato, con una burocrazia infernale, ma anche attraverso forme di finanziamento europeo e privato.
A motivo di ciò, la passata amministrazione comunale, aveva già allacciato stretti contatti con l’Ater di Latina per quanto riguardala realizzazione di diversi alloggi di “Edilizia convenzionata” in diverse strutture presenti sul territorio. Infatti l’Ater si è dimostrata disponibilissima alla ristrutturazione di diversi stabili fatiscenti che darebbero la possibilità a molti cittadini di avere finalmente una casa a fitti agevolati nella propria città. Oggi, almeno seimila gaetani sono stati costretti ad emigrare nei paesi vicini per mancanza di case.
Pertanto, al fine di ottenere una utilizzazione più razionale ed efficiente delle suddette strutture e, per dimezzare nettamente i tempi, sarebbe opportuno affidare la gestione di alcune di esse a Cooperative di giovani o a privati, in quanto , alcuni di questi beni verranno destinati alla realizzazione di strutture ricettive per sopperire alla mancanza di punti di accoglienza, e quindi a posti letto nella città. Altri beni verranno adibiti a Musei di fatti che determinarono la barbara repressione savoiarda nel sud Italia, al Carcere di Gaeta, alla resistenza dei nostri patrioti chiamati Briganti dalla casta piemontese. Tutto ciò a sicuro vantaggio e sostegno dell’intera economia turistica delle città del Golfo di Gaeta( Gaeta-Formia-Minturno-Itri).
Altri beni demaniali , invece, verrebbero destinati all’apertura di strutture culturali a disposizione dei cittadini. Verrebbe realizzata una “Casa delle Associazioni” per far fronte alle esigenze del mondo dell’associazionismo culturale. Infine, altre proprietà demaniali verrebbero destinate a parcheggi ed infrastrutture per i quartieri interessati, ed in particolare , per il centro storico di Gaeta S.E., dove gran parte dei beni sono situati. Vogliamo ricordare che al Piemonte sono stati regalati dal governo Prodi circa mille miliardi di lire per la ristrutturazione dei beni savoiardi>; che il governo Berlusconi ha regalato a Palmanova tutti i beni demaniali siti in quella città. Gaeta, nel 1860-61 è stata teatro di un assedio tremendo da parte della monarchia sabauda. La città fu rasa al suolo, i morti ammontarono a 4.000 tra civili e militari. La sua economia distrutta e il suo popolo diasporato in tutto il mondo.
Sig. Presidente,Il suo Governo ha regalato a Firenze tutti i beni demaniali siti in quella città, come ha regalato al Roma, a Torino e Milano beni e caserme vuote per farne case popolari, aree commerciali e artigianali. Gaeta è la città che più di tutte ha subito il risorgimento e la sua barbarie. Ha subito un assedio tremendo da parte del macellaio Cialdini, per conto dei Savoia e del loro primo Ministro Cavour. La città fu attaccata senza dichiarazione di guerra. Fu massacrata e rasa al suolo da 160 mila bombe scaraventate dai piemontesi. I morti, tra militari e civili ammontarono a 4.000. La città fu divisa in tre zone militari, togliendole possibilità economiche da sviluppare e soprattutto, regalarono ad uno Stato straniero, il Piemonte massonico ed anti cattolico, le nostre strutture militari, le chiese i conventi. I danni di guerra non sono stati pagati dalla banda di criminali piemontesi. Oggi aspettiamo che il Suo governo dia alla città martire del Risorgimento quello che i criminali piemontesi accorparono al Regno di Sardegna.
Antonio Ciano
Ex Assessore al Demanio della città e Presidente Onorario del Partito del Sud