L’area archeologica della Villa di Tiberio si inserisce in uno dei paesaggi più suggestivi della costa tirrenica, dove l’elemento storico, quello paesaggistico e quello naturalistico si fondono in un insieme di mirabile armonia. Disposta in lieve declivio verso il mare, essa termina nel punto in cui alla spiaggia di Sperlonga si avvicendano le ripide scogliere delle ultime propaggini dei monti Aurunci, in un repentino mutamento di paesaggio marino scandito proprio dall’immenso antro naturale, che fu frequentato già dall’uomo di Neanderthal e che i Romani scelsero come quinta ideale per uno sfarzoso ambiente per banchetti. All’interno dell’antro, in gran parte occupato dalle acque, doveva essere infatti ricavata la magnifica cenatio maritima nobilitata dai gruppi statuari di soggetto omerico ora ricomposti nel Museo. È esattamente in questo luogo che Tiberio, nell’ottobre del 26 d.C., rischiò di essere ucciso da un improvviso crollo di rocce che travolse molti dei presenti.
Oltre alla grande caverna con le sue piscine, un tempo utilizzate anche come peschiere per allevare specie ittiche di prestigio (vivaria), la parte visitabile più cospicua del complesso sperlongano è costituita da un vasto cortile rettangolare, intorno al quale si dispongono numerosi ambienti di servizio, e da altre strutture, in cui è possibile riconoscere i resti di un edificio termale, di un ninfeo, di un lungo portico e di ulteriori padiglioni. Le strutture della villa, che forse pervenne a Tiberio come eredità materna (il nonno dell’imperatore, M. Aufidius Lurco, era infatti di Fondi), testimoniano una continuità di frequentazione dagli inizi del I sec. a.C., periodo a cui sembra risalire il nucleo originario del complesso, fino almeno al VI sec. d.C.; non mancano interventi attribuibili ai monaci che, in epoca tardo-antica, dovettero impiantarsi sui resti della residenza imperiale, fino a quando, forse nel IX secolo, per il pericolo delle incursioni saracene, sembra che si trasferissero nel sito meglio protetto dell’attuale Sperlonga.
La villa, scavata solo in piccola parte, si estendeva anche al di fuori dell’area archeologica statale ed i suoi ruderi affiorano sulla spiaggia verso Sperlonga, per una lunghezza di circa quattrocento metri, nonché al di là della via Flacca, dove è presente un insieme di strutture idriche; più ad oriente, oltre le propaggini del monte Ciannito (che è il massiccio nel quale si apre la stessa grotta), in località Bazzano, si trovano inoltre i resti di un altro grandioso complesso (pure denominato Villa di Tiberio), che potrebbe aver fatto parte della medesima residenza imperiale.
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Fonte del testo: www.museionline.info
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